Nápoles en la literatura española de los siglos XVI y XVII
In questo contesto, il libro passa in rassegna i principali testi, letterari e non, come le testimonianze di vita, non troppo abbellite, legate alla città di Napoli. Inizia con un romanzo sentimentale come Questión de amor e termina con espejos de príncipes composti ad hoc per il potere vicereale. Nel mezzo, una raccolta di opere drammatiche con un proemio di riferimento per la poetica teatrale come la Propalladia di Torres Naharro, il programma poetico fondamentale di Garcilaso, l'impatto dimenticato di Juan de Valdés, libri di viaggio come Viaje a Turquía, racconti picareschi come La vida de Estebanillo González, romanzi e versi di Cervantes, storie appassionate di María de Zayas, commedie palatine come El perro del hortelano o El burlador de Sevilla, autobiografie di soldati che descrivono l'atmosfera intima della città, divertimenti vari o tentativi di innovazione poetica come le Silvas che Quevedo iniziò a scrivere sui muri di Palazzo Reale.
Non si presenta come un libro di analisi o di critica letteraria, anche se utilizza tali strumenti per descrivere e interpretare le visioni degli spagnoli che hanno vissuto nella città di Napoli. L'obiettivo è definire e spiegare la costruzione del loro immaginario, i punti di coincidenza nella rappresentazione di un paesaggio urbano che trascende la geografia e diventa un territorio paradigmatico (esemplare sotto tutti i punti di vista) per la comprensione della storia culturale del XVI e XVII secolo in Europa.
Manuel Ángel Candelas Colodrón è professore di Letteratura spagnola del XVI e XVII secolo presso l'Università di Vigo. Il suo lavoro di ricerca si è concentrato sulla poesia spagnola del XVII secolo e, in particolare, sulla figura di Quevedo, attraverso studi monografici sulla sua poesia - Las silvas de Quevedo (1997), La poesía de Quevedo (2007) - e su alcuni aspetti politici della sua prosa argomentativa - Quevedo y la polémica jacobea (2008).
Ha collaborato alla pubblicazione dell'opera completa in prosa di Quevedo con l'edizione commentata dei testi El chitón de las tarabillas (2005), Memorial por el patronato de Santiago e Su espada por Santiago (2015).
Negli ultimi anni ha indirizzato i suoi studi e le sue iniziative di ricerca verso la ricezione postuma di Quevedo e i rapporti tra lo scrittore spagnolo e l'umanesimo italiano, i cui risultati si possono leggere in La trasmisión de Quevedo (2015) e nel volume Amor constante: Quevedo más allá de su muerte (2019). Le sue ricerche a Napoli gli hanno permesso di curare, insieme a Flavia Gherardi, un importante Cancionero Hispanosardo, conservato nel manoscritto IE39 della Biblioteca Nazionale di Napoli, scritto probabilmente dallo stesso José Delitala de la Cima del Monte Parnaso (1672).
