La selezione di immagini che il visitatore potrà ammirare proviene dal Diario in libertà di oltre 80 collage che l'autrice ha realizzato tra il 1980 e il 1981 da New York, durante il suo soggiorno come scrittrice ospite al Barnard College e ad Los Angeles, dove si recò per visitare il suo amico José Luis Borau a Sherman Oaks.
La mostra fa capire che il lavoro di Carmen Martín Gaite è molto più sperimentale di quanto si sia solitamente considerato e mostra come l'autrice proponga la necessità di utilizzare un linguaggio iconico per avvicinarsi a quell'ideale di narrazione aperta più vicina al sentimento, così strettamente legata al suo successivo saggio e vera chiave di volta della sua opera: El cuento de nunca acabar (appunti sulla narrazione, l'amore e la menzogna).
Senza perdere alcun dettaglio né la capacità di sorprendere che l'ha sempre caratterizzata, la scrittrice si è avventurata a cogliere istanti per le strade della grande città ed è anche riuscita a trovare la fessura da cui sbirciare dentro se stessa. Visión de Nueva York risponde alla domanda su come trasformare in narrazione il ritmo vertiginoso, mutevole e simultaneo di ciò che si profilava davanti ai suoi occhi e alla sua memoria durante il suo viaggio americano.
Carmen Martín Gaite, di fronte al turbinio di immagini che incontra a Manhattan, sperimenta come una narrazione lineare o sequenziale non le basti e accetta la sfida di raccontare il simultaneo e l'incomprensibile attraverso la tecnica del collage, perché la sua esperienza a New York non voleva catturarla e trasferirla solo con la penna, aveva bisogno di immagini che corressero più veloci delle parole, e persino dei pensieri, fino a sostituirli.