Attività culturali

In altre Parole. Festival di drammaturgia contemporanea

«In Altre Parole» torna con sei giorni di testi inediti provenienti da 5 paesi o regioni. Cinque lingue diverse. Incontri, spunti, dibattiti. Per ricordarci, tutti insieme, del potere e della magia delle parole. Anche quelle di scena. Ad alta voce. Con altra voce.

Le parole possono molto. Possono far male, uccidere… ma possono anche farci crescere, cambiare noi stessi e gli altri, aiutarci a comprendere e a comprenderci. C’è un momento per pronunciarne, di parole, ma anche quello per ascoltarle: perche ci sono le nostre, e anche quelle degli altri. E il teatro resta uno spazio privilegiato per questo umano gioco di scambio, di comunicazione. Se impariamo anche a prestare attenzione agli altri e alle loro parole, queste, quasi ‘per magia’, potrebbero attenuare, forse spegnere il loro potenziale velenoso. Abbinate all’ascolto (e al silenzio), le parole possono avvicinare, unire. Guarire.

Ecco perché continua il nostro viaggio nella drammaturgia di tanti paesi e perché ritorna, anche quest’anno, il nostro allenamento all’ascolto di altre parole. Parole che ci raccontano di sogni di un altrove poetico e risolutore, ma a volte anche illusorio e deludente (Facciamo le valigie); parole che aiutano a riflettere su quanto a volte basti poco per sentirsi o essere percepiti come diversi (Intensamente azzurri). Parole che curano non meno delle medicine e rendono meno dolorosi gli ostacoli che troviamo sulla nostra strada (A Saturno andata e ritorno). Parole che addolciscono la lontananza, che carezzano l’assenza (Cortocircuiti). Parole che ci aiutano a capire quanto siano importanti le parole, quanto conti impararle e sapersene servire (Lingua madrei). Per non sentirsi schiacciati. Per dire chi siamo. E per tacere, quando serve.

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