Interessante dialogo tra lo scrittore spagnolo Manuel Vilas e Valerio Rocco, direttore del Círculo de Bellas Artes di Madrid.
La letteratura di Manuel Vilas ha un forte sapore autobiografico. Storie accadute a un io ordinario, a tratti dimesso, che filtrate dalla sua sapiente scrittura perdono ogni opacità. Il lettore le vive come assolutamente proprie e intrasferibili, quando in realtà gli sono appena state trasferite dallo stile dell’autore. È come spiare dal buco della serratura, per accorgersi che chi si sta spiando è in realtà nostro “frère et semblable”. Ma l’interesse non scaturisce solo dall’identificazione: anche nella lontananza, nello straniamento, si esperisce che “in tutto c’è stata bellezza”. E ciò accade perché questo “tutto” viene raccontato con amorevolezza lieve e delicata, che non tradisce il passato ma lo restaura nella memoria, perché “un dolore ricordato perde il pus, diventa una fiaba”.
