Dire quasi la stessa cosa. Il mestiere della traduzione
Quello del traduttore è un ruolo complesso, un lavoro difficile ma bello, molto bello. Questo è ciò che pensa Bruno Arpaia, non solo traduttore ma anche scrittore, che durante la sua carriera professionale si è reso conto dell'importantissima funzione sociale di questo mestiere, al contempo educativo e imprescindibile. I traduttori non solo trasferiscono un testo da una lingua all'altra, ma diventano anche mediatori culturali, veri strumenti di conoscenza di mondi, identità, tradizioni e comunità diversi. Tradurre significa, per il traduttore, essere umile e rispettoso della scrittura altrui e, allo stesso tempo, libero nelle scelte lessicali.
Attraverso la traduzione si impara a frenare il proprio "io" e a non sopravvalutarsi. Il problema di questo lavoro è che non gode della stessa importanza in tutto il mondo e in Italia, per esempio, continua ad essere un mestiere non riconosciuto e valorizzato come meriterebbe.
Bruno Arpaia nasce nel 1957 a Ottaviano (Napoli). Romanziere, giornalista, consulente editoriale e traduttore di letteratura spagnola e latinoamericana, con la Casa editrice Guanda ha pubblicato diverse opere, che sono state tradotte in numerose lingue.
Dialoga con Marco Ottaiano, professore di letteratura spagnola e traduzione dell'Università L´Orientale di Napoli.