Attività culturali

Miguel Hernández nell'80° anniversario della sua morte.

Miguel Hernández nell'80° anniversario della sua morte. © CVC

L’anniversario della morte di Miguel Hernández, avvenuta ottanta anni fa, nel 1942, in un carcere franchista, ci dà l’occasione per rileggere finalmente un grande poeta e farlo conoscere ai più giovani, che forse lo ignorano. Hernandez fu, alla lettera, un poeta militante. Impugnò le armi, appena scoppiò la guerra civile e infiammò gli animi dei combattenti con i suoi versi, pubblicati poi da Socorro rojo con il suggestivo titolo Viento del pueblo.  
Dopo il conflitto, nella Spagna dei vincitori e di Franco –che con disprezzo lo chiamò il poeta cabrero - la sua poesia fu messa ovviamente al bando.  Fuori di Spagna invece divenne una icona della Spagna repubblicana e della poesia in armi.  Ma se ci si limita a considerare solo questo aspetto, si rischia di confinarlo in un cliché. Rileggere, invece, oggi, a distanza quasi secolare, l’intero arco della sua vasta produzione poetica ci consente di riconoscere la statura di un grande poeta, i cui versi sono pieni di dolore e nello stesso tempo di ardore, la cui voce è tragica e insieme vivida di vita, fatalista eppure speranzosa.

Due poeti, molto diversi, come Juan Ramón Jiménez e Pablo Neruda, ne riconobbero e apprezzarono l’originalità, la felice combinazione tra una natura agreste spontanea, intimamente poetica e una sapienza letteraria raffinata, erede della tradizione lirica, dal barocco al modernismo.

Giovanna Calabrò è professore ordinario di Letteratura spagnola dal 1994. Si è occupata della cultura riformatrice del Settecento, di Cervantes, di poesia e narrativa contemporanea. Ha tradotto: La rosa necessaria (Feltrinelli 1980), A. Fernández de Avellaneda, Il secondo Chisciotte (Guida 1984), J. Gil de Biedma, Le persone del verbo (Liguori 2001), ) e Le tre ferite, antologia poetica di M. Hernández (2022).

Maria D’Agostino è professore Ordinario di Letteratura Spagnola presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa. I suoi interessi di ricerca si concentrano sulla poesia dei secoli dal XV al XVII con alcune incursioni sulla ricezione della poesia del Siglo de Oro, in particolare nel Settecento. Ha pubblicato l’edizione critica di Guevara (Liguori - Romanica Napolitana), i volumi La leggenda di Cola pesce. Una versione spagnola del secolo XVII (Roma – Salerno Editrice 2008) e La nobil città de la sirena. Cultura napoletana e poesia spagnola nel Cinquecento (Roma – Salerno Editrice 2017). Sta ultimando l’edizione critica del rarissimo volume dei Versos de Juan De la Vega, di prossima pubblicazione.

Goffredo Fofi è giornalista e critico teatrale, cinematografico e letterario. È stato animatore di riviste storiche come Quaderni Piacentini, Ombre rosse, Linea d’ombra, La terra vista dalla Luna, e direttore della rivista culturale Lo Straniero dal 1977. Ha pubblicato numerosi saggi e ha dedicato anche due ritratti critici a due "miti" della cultura popolare italiana: Totò. Storia di un buffone serissimo e Alberto Sordi. L'Italia in bianco e nero, entrambi pubblicati da Mondadori nel 2004. Del 2008 è I grandi registi della storia del cinema (Donzelli).

José Vicente Quirante Rives. Avvocato e scrittore, ha fondato la casa editrice Parténope, ha diretto l’Instituto Cervantes di Napoli e la Fundación Arte y Derecho a Madrid. Della sua produzione letteraria ricordiamo i due volumi dedicati alle relazioni culturali e artistiche tra la Spagna e Napoli: Napoli spagnola (Grimaldi, 2010) e Viaggio napoletano in Spagna (Tullio Pironti, 2016). Nel 2018 ha pubblicato un romanzo su Domenico Cirillo, Sombra y revolución, pubblicato in Italia da Colonnese nel 2020.


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