Ava Gardner: mito e realtà in Spagna e in Italia
Nel centenario della sua nascita, l'Istituto Cervantes di Palermo ricorda l'attrice Ava Gardner e il suo rapporto con la Spagna in questa conferenza del professor Jorge Martínez-Lucena.
Ava Gardner nacque in una piccola città della Carolina del Nord. Lì iniziò a guardare film e a fuggire in un mondo molto più attraente di quello che la circondava. Da bambina visse l'amore dei suoi genitori e la celebrazione del contatto con la natura. Ma visse anche una vita contadina che la fece sentire morta, visse la povertà dei contadini come raccontato ne "L'uva dell'ira" di Steinbeck, visse la lenta morte del padre, che adorava, di tubercolosi, visse le difficoltà dell'individualismo newyorkese. Tuttavia, fu la sua bellezza a farla arrivare a Hollywood, mano nella mano con il suo primo manager, un fotografo che era il marito di sua sorella. Aveva sempre amato la notte, aveva sempre desiderato incontrare Clark Gable e vivere oltre la carestia e l'anonimato. E ci riuscì grazie al suo primo grande ruolo in "Gangsters" (1946), al fianco di Burt Lancaster, in cui esibì uno straordinario magnetismo davanti alla telecamera. I suoi corsi di dizione l’aiutavano a eliminare l’accento di provincia e con l'esperienza migliorava le capacità interpretative. Gira "Mogambo" (1953) con Clark Gable e diventa una delle dive preferite dal pubblico negli anni '50 e '60, anni durante i quali trascorre gran parte del suo tempo in Spagna (1955-1968). Nel nostro Paese e nelle sue serate di festa, diventa un'icona della modernità di fronte alla dittatura franchista, come ben documentato dalla stampa dell'epoca e testimoniato nella serie televisiva spagnola “Arde Madrid” (2018) o nel documentario “La notte che non finisce” (2010). Nonostante il fatto che Ava Gardner non vedeva i suoi film perché pensava che era qualcun altro. Questa conferenza cercherà di approfondire il rapporto tra quello che è stato soprannominato "l'animale più bello del mondo" e quell'altra persona che si è trasformata sullo schermo, come si può vedere in uno dei suoi massimi livelli interpretativi, “La contessa scalza” (1954), dove rappresenta María Vargas, un'attrice di Madrid che è diventata famosa a Hollywood e che, come lei da piccola, amava sentire la terra direttamente sotto i suoi piedi.
Jorge Martínez-Lucena è professore di mass media presso l'Universitat Abat Oliba CEU (Barcellona). È stato critico cinematografico e televisivo per la rivista Screen 90 ed è autore di libri sulla settima arte come "Celuloide posmoderno" (Ed. Encuentro, 2010) o "Vampiros y zombis posmodernos. La revolución de los hijos de la muerte" (Ed. Gedisa, 2010). Attualmente dedica le sue ricerche alla mitologia presente nelle serie tv attuali, curando opere come "The Wire University" (2016), "Black Mirror: porvenir y tecnología" (2019), "Control Social e imaginarios en las teleseries actuales" (2019) e "Imaginarios de los trastornos mentales en las series" (2020). È stato visiting ricercatore presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano), University of Hertfordshire (Hartford, UK) e Durham University (Durham, UK), nonché visiting professor presso l'Università degli Studi del Molise e presso l'Università Internazionale della Catalogna (Barcellona).