Rubi, adotti, assumi, incarni, incorpi una memoria, un’eredità, un lascito.Fai uscire la medium a scarabocchiare e permetti ad altre danze di parlare attraverso di te.
Danzas lontane, geografie distanti, figure sfocate creano un’identità dis-fatta, da supporto a supporto, da stile a stile, da storia a storia, da pettegolezzo a pettegolezzo, fino ad atterrare in questo corpo.
Maja e bastarda è l’appropriazione di danze tradizionali che diventano poco serie, poco sobrie, poco pure. È una scelta lucida verso ciò che può nascere ai margini del dogma. In questo modo presento in società la mil leches, che, facendo mostra del suo ingranaggio fittizio tra il tradizionale e il nuovo, costruisce una jonda bastarda, una folkloristica Frankenstein che viaggia dal tablao al teatro, dalla grotta al cabaret, dalla corporazione all’amatorialità, dal mercato alla passerella.
Si muove in una zambra-collage sulla quale tesse un vocabolario che, per contagio e familiarità, si lancia a inventare un fare carico di domande che richiamano il meticcio, il majo, lo straniero.
Laila Tafur Santamaría (Granada, 1984) è danzatrice e creatrice andalusa, formata a Reykjavik, Lisbona e Barcellona. Ha partecipato a festival come Mercat de Les Flors, Sismograf o Cadiz en Danza e ha vinto premi a Maspalomas, Madrid e Danza Extrema. Attualmente unisce creazione e insegnamento al Conservatorio Superiore di Malaga.
Questo spettacolo si realizzera con il sostegno del Programma di Internazionalizzazione della Musica e delle Arti Sceniche spagnole, coorganizzato dall’Istituto Cervantes e dall’Istituto Nazionale delle Arti Sceniche e della Musica (INAEM) del Ministero della Cultura di Spagna, nel quadro del Piano di Ripresa, Trasformazione e Resilienza — Finanziato dall’Unione Europea — NextGenerationEU